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Tribuna per laici di qualità... che non si vergognano. Questo blog è una iniziativa personale di un libero pensatore e i suoi contenuti sono tranquillamente discutibili, sia quando figurano pensierini del curatore, sia riguardo agli articoli riportati da altri siti, così come qualsiasi altra opinione ospitata. Di ogni testo è responsabile il suo autore, che dalle nostre parti non viene mai ritenuto infallibile, anche se più o meno autorevole.

martedì 4 dicembre 2012

RECENSIONE

                                                   RENATO TESTA
 
«LA MALAFEDE. Perché è indecente essere cristiani»
 
Albatros Il Filo, Roma 2012 - ISBN 9788856758184
pp. 474 - € 19,50 

      “Il nostro tempo sa… Ciò che prima era solo patologico oggi è diventato indecente - essere cristiani oggi è indecente”Così Nietzsche alla fine dell’Ottocento.
      Che cosa sa il nostro tempo? Che il cristianesimo è solo un’accozzaglia di miti e leggende, di assurdità ormai improponibili. Il libro di Renato Testa «La Malafede. Perché è indecente essere cristiani» non fa altro che ribadire con dati e argomenti solidissimi questa solare verità.
      Nonostante la mole il libro non è pesante, è di facile e gradevole lettura, scritto in uno stile scorrevole e brioso, con tono spesso ironico, a volte sarcastico e beffardo.
      L’autore, che professa un radicale ateismo, parte da lontano e innanzitutto fornisce una critica rigorosa delle tradizionali prove dell’esistenza di dio (ontologica, cosmologica o causale, finalistica) e del più recente argomento del “progetto intelligente”.
      Di contro esibisce due formidabili prove della sua non esistenza: la prima, fondata sul problema del male (si Deus est, unde malum?), la seconda, che fa leva sulla non evidenza di dio nel mondo (si Deus est, ac nobiscum est, ubi sunt mirabilia eius?).
      Ma il piatto forte è la critica del cristianesimo, più precisamente del cattolicesimo, che si basa sui suoi due testi-chiave: la Bibbia (quella di Gerusalemme, testo e commento approvati dalla Conferenza episcopale italiana), che contiene, dicono, la parola infallibile di dio, e il Catechismo della Chiesa cattolica, che contiene, dicono, l’insegnamento infallibile della Chiesa.
      Questa ha l’ardire di affermare ancora oggi con sfacciata impudenza che i libri sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, essendo stati scritti sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, hanno dio per autore e perciò insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità.
      E’ chiaro che un libro il cui autore è dio stesso - che essendo onnipotente può far scrivere agli agiografi tutte e soltanto quelle cose che egli vuole - deve essere un libro del tutto straordinario, speciale, un libro in cui rifulge immediatamente ed evidentemente tutta la grandezza, la sapienza e la perfezione divina.
      Testa ha buon gioco nel mostrare come sia l’Antico che il Nuovo Testamento siano farciti di tali e tanti errori e orrori, falsità e sciocchezze, oscenità e contraddizioni, che dimostrano, al di là di ogni ragionevole dubbio, che il cosiddetto Testo Sacro è miserabile opera di impudenti impostori umani, né più né meno che gli altri testi di cui nelle altre religioni - un esempio fra tutti: il Corano - si millanta l’origine divina.
      E’ questa forse la parte più godibile del libro, in cui l’autore si diverte - e si divertirà anche il lettore - a smascherare le ingenuità, i trucchi, le mistificazioni degli agiografi.
      Molte delle imposture e delle menzogne denunciate da Testa sono risapute, ben note agli addetti ai lavori, e ciascuno può rendersene conto da solo se legge con spirito critico la Bibbia; ma non bisogna stancarsi di ripeterle, perché ancora troppi oggi continuano, nonostante ciò, a dirsi cristiani.
      Due esempi: come si può continuare ad affermare che è amore, che è bontà infinita, un dio che ha escogitato la dannazione eterna dell’inferno per i suoi figli? Come si può credere ancora ad un profeta il quale promise solennemente che sarebbe di lì a poco (“non passerà questa generazione”) venuto a giudicare i vivi e i morti ed ancora non si è visto?
      Le gerarchie ecclesiastiche sono in massima parte in malafede, perché loro non possono non sapere. Ma la malafede del cristianesimo non è solo questa, il cristianesimo è una mala-fede anche perché professa dei valori che sono in realtà disvalori.
      Gesù disse all’apostolo Tommaso che aveva voluto vedere e toccare le ferite nelle mani e nel costato prima di credere alla sua precedente apparizione: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20, 24-29). Qui si esalta la credulità. Oggi un simile principio è inaccettabile. Per noi l’atteggiamento giusto è proprio quello di Tommaso, quello della scienza, non quello della fede: bisogna vedere, controllare, verificare, prima di credere. E credere bisogna non dogmaticamente, bensì fino a prova contraria.
      Ascetismo, pauperismo, umiltà, mortificazione della carne, sessuofobia sono valori medievali, valori antivitali di un’umanità che rinunciava a vivere su questa terra per inseguire un’illusoria beatitudine eterna dopo la morte.
      Testa definisce i più celebrati precetti della morale evangelica nobili e sublimi idiozie. Non giudicate, porgi l’altra guancia, perdona settantasette volte sette, amate i vostri nemici… belle parole che suonano bene, ma che sono impossibili da mettere in pratica. Ha ragione Robert G. Ingersoll: “Se un uomo, oggi, seguisse gli insegnamenti del Vecchio Testamento, sarebbe un criminale. Se seguisse rigorosamente quelli del Nuovo, sarebbe pazzo”.
      Il libro, dopo un serrato confronto col Messori di «Qualche ragione per credere», dal quale emerge ancora una volta che non ci sono serie, valide ragioni per credere, si conclude rilevando che l’uomo moderno, anche se lo volesse, non può più tornare a prestar fede alle favole antiche che incantarono l’umanità bambina. Ormai sa, e non può far finta di non sapere. Ci siamo svegliati e il sogno - o l’incubo - è svanito: dio è morto. Indietro non si torna.

                        Mario Trevisan

                                                   
Renato Testa (renato.testa@hotmail.it) è nato a Pignataro Maggiore (Caserta) il primo gennaio del 1946. Si è laureato a "La Sapienza" di Roma in Lettere e in Filosofia. Ha insegnato materie umanistiche in vari licei scientifici. Ora in pensione, vive a Verona. Ha già pubblicato: Dall'attualismo all'empirismo assoluto, CADMO editore, 1976, e Il pensiero di Franco Lombardi, Armando Editore, 1995.

 
 

sabato 8 settembre 2012

GLI ASSISTITI SONO LORO

La propaganda dell’ecclesia spaccia quale premurosa assistenza spirituale
l’opera dei suoi cleroperatori a favore dei propri fedeli ovunque si trovino.

       Se questi apostoli appartenessero al libero volontariato svolto nel tempo libero da un onesto lavoro, non ci sarebbe niente da dire: ognuno impiega la  libertà di cui dispone come crede, così come molti effettivamente fanno a favore di altri, anziché andare a divertirsi o gozzovigliare.

       Ma lo stuolo di zelanti animatori clericali o para, a tempo pieno, è composto da persone prezzolate che dicono di avere una “vocazione” soprannaturale mentre in realtà fanno un mestiere, per giunta fra i meglio pagati (vero generale Bagnasco?)

       Sono agenti pagati dallo Stato per diffondere e sostenere a tutti i livelli sociali e in tutti gli ambienti pubblici istituzionali un’ideologia confessionale privilegiata.

       Sono esponenti della ex religione di Stato, formalmente abolita in solenni Patti bilaterali, tuttavia operativi soltanto nelle parti favorevoli all’ecclesia e disattesi impunemente nelle limitazioni pur ufficialmente sottoscritte.

       Trasgredire alla parola data non è per le immorali gerarchie clericali un comportamento eticamente rilevante, mentre per lo Stato italiano l’inadempienza non stride con i valori di uguaglianza della Costituzione, continuamente esaltata per niente da politicanti anche istituzionalmente rappresentativi di alto livello.

       Gli oneri per il bilancio statale sarebbero pesantissimi anche in una situazione di vacche grasse, poiché ai lauti stipendi e pensioni a questi insaziabili mercenari dello spirito si devono aggiungere le cospicue esenzioni fiscali, i finanziamenti a pioggia a tutti i livelli amministrativi, oltre agli infiniti benefit di ogni genere elargiti a piene mani da uno Stato prodigo devozionale, ma taccagno in altri casi.

       La congiura del silenzio dei politici è pressoché assoluta essendo comunemente osservata la “consegna” dell’indifferenza totale per questo sperpero di risorse a favore di una opulenta casta di potere simile alla loro.

       Gli ecclesiastici, non meno dei politicanti, quando ipocritamente recitano in pubblico la loro parte, grondano “valori” morali e civili da tutte le parti, ma i loro comportamenti rivelano ormai anche ai ciechi la loro impostura, il cinismo e l’indifferenza verso le condizioni della società che taglieggiano senza pietà con reciproca complicità.

       Cupidigia, privilegio, ostentazione mondana: è questa la nuova trinità.

POVERO NAZARENO…”povero”, TI SEI SACRIFICATO PER NIENTE !



      

 

mercoledì 23 febbraio 2011

CUPIDIGIA CLERICALE NEL VENETO ISTITUZIONALE RELIGIOSO DANAROSO

Sul sito del Circolo UAAR di Verona (http://uaarverona.blogspot.com/)
troverete una paziente documentazione per il 2010 di innumerevoli finanziamenti
di Regione Veneto, Provincia e Comuni di Verona alle parrocchie cattoliche
elargiti a qualunque titolo, più o meno spirituale. Basta chiedere e il
contributo clerico-clientelare arriva con puntuale zelo.
Così i generosi amministratori devoti acquistano facilmente benemerenze
mistiche ed elettorali con i soldi degli altri…
Noi di solito riusciamo a documentare solo una parte dell’imponente quantità
di denaro che viene versato ogni anno nelle capaci tasche della Chiesa cattolica.
I politici, spesso più o meno indifferenti tanto all’etica pubblica quanto alla difesa della laicità delle istituzioni, quando non fanno a gara nell’assecondare l’invadenza e la cupidigia dell’ecclesia, purtroppo si guardano bene dall’opporsi.
Mentre nel corso di una drammatica crisi economica, aggravata da uno spropositato debito pubblico, litigano per i tagli qua e non là, nessuno sembra accorgersi dei fiumi di denaro pubblico che fluiscono ininterrottamente da tutti i livelli amministrativi alla Chiesa, senza nessuna flessione per le ristrettezze di
uno Stato in difficile equilibrio finanziario, ma nondimeno sfacciatamente
prodigo solo con essa.
Ognuno se la cava con lo scaricabarile... ma tutti osservano un assoluto indegno tabù nei confronti della costosissima Casta clericale.
In particolare, gli amministratori degli Enti Locali (Comuni, Province, Regioni) elevano frequentemente i più commoventi lamenti per la mancanza di soldi per gli asili, per l’assistenza agli anziani, agli invalidi, ecc. ecc. e la popolazione, specie quella bisognosa di assistenza e sostegno, si rassegna ignara che la penuria esiste solo per essa.
Tuttavia, tagli o non tagli governativi, i soldi, guarda caso, ci sono sempre
per i finanziamenti alla Chiesa cattolica, nonostante il suo immenso patrimonio immobiliare, il privilegio dell’8 per mille (persino delle quote non espresse…),
l’8 cento sugli oneri di urbanizzazione secondaria, l’esenzione dell’ICI anche
per gli immobili a destinazione commerciale, ecc. ecc.
Molti cittadini pare non sentano il bisogno di indignarsi quando vengono a
sapere della costante quantità di denaro pubblico che viene regalato in vari
modi alla ricca confessione cattolica, distraendolo dai servizi a favore di
tutti i cittadini.
L’ideologia cattolica non contempla la distinzione fra sacro e profano e il
rispetto delle persone diverse da quelle della sua parte.
Ai fedeli viene insegnato fin dalla nascita che non è la retta coscienza che
salva, bensì l’obbedienza! Chi insegna e ordina non ammette alcuna creatività da parte delle docili pecorelle, laonde per cui l’ideologia non si adegua ai tempi moderni nemmeno quando vengono raggiunte dalle società migliori delle preziose conquiste di valori di civile convivenza, opportunamente costituzionalizzati,
quali l’uguaglianza di tutti i cittadini.
Da qui la strenua difesa di privilegi materiali malamente ottenuti da precedenti regimi tirannici attivamente fiancheggiati, quando non addirittura cavalcati
come loro benemerita “Religione di Stato”.
Fin dal 1948 il Concordato fascista con il Vaticano risultò incompatibile con
la nuova realtà costituzionale della nuova Italia.
Gli italiani riuscirono a sbarazzarsi della monarchia, nonostante la sua
importanza nella tradizione risorgimentale, ma si dimenticarono di Porta Pia,
delle complicità vaticane con l’“Uomo della provvidenza”, e dei
benefit concessi all’ecclesia, che rimasero intatti: anzi sono stati progressivamente, inesorabilmente, sfacciatamente, aumentati, anche
durante la crisi. AUMENTATI !!!
Ma non è giusto che anche noi, che ci onoriamo di non appartenere a questa
religione tanto ipocrita quanto prepotente e avida, si debba contribuire
per la manutenzione dei suoi edifici, i costi della sua propaganda,
dell’indottrinamento e delle innumerevoli iniziative di penetrazione sociale.
Per non parlare di lauti stipendi e pensioni a cappellani, insegnanti, ecc. a
carico del bilancio statale per la gloria del povero e nullatenente Nazareno...
I devoti fedeli pare non intendano mantenere l’imponente apparato
clerico-burocratico, la sontuosa pompa rituale, le attività di richiamo
ludico-sportivo-assistenziali della loro istituzione religiosa e pretendono
di mungere uno Stato del quale, di diritto, quella cattolica non è più la
religione ufficiale, giusta la revisione del 1984 del pur famigerato Concordato mussoliniano.
“Pacta sunt servanda”?... Thiéh !
L’etica “non negoziabile” cattolica non considera immorale l’infedeltà
ai patti, per quanto solennemente sottoscritti, quando ci sono di mezzo i suoi
interessi materiali.
I taccagni fedeli vorrebbero andare in paradiso in carrozza, facendosi pagare
i conti delle loro costose devozioni dagli altri.
Sarebbe ora che confidassero di più nella “loro” “Provvidenza” e, se non basta, che allargassero la “loro” borsa…o, perlomeno, si accontentassero di meno…

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giovedì 6 gennaio 2011

LA SORPRESA

Una inaspettata sorpresa è riservata a quei fedeli di “leva” che hanno fortuna nella vita. Sono costoro dei reclutati comuni, battezzati a loro insaputa quando non avevano la possibilità di difendersi, allevati in ambienti improntati al pensiero unico, accompagnati dal sottofondo di una colonna sonora litanica permanente, ignari nella sostanza della profonda evoluzione culturale degli ultimi tre secoli e fermi pertanto ai confini del pensiero pre scientifico, smerciato come pensiero definitivo del massimo livello razionale.
Insomma la filosofia spacciata per scienza e la scienza irrisa ogniqualvolta non
si concilia con la filosofia dei premurosi educatori, pardon ammaestratori. Salvo ricorrere come tutti gli altri alla scienza medica nel momento del bisogno invece
di accontentarsi di preghiere, giaculatorie, amuleti, santini e lumini…
Queste poco invidiabili condizioni difficilmente potrebbero essere considerate quali circostanze fortunate e, infatti, sono esattamente il contrario di una educazione liberale e moderna, improntata allo sviluppo delle potenzialità individuali mediante conoscenze certe, cioè scientifiche, e l’esercizio metodologico della comparazione delle diverse opinioni, pratica che favorisce l’acquisizione del necessario spirito critico per maturare la capacità di un giudizio di valore personale, consapevole, autonomo e non indotto.
Una persona ammaestrata e programmata non sarà mai libera e autonoma, bensì soggetta ed etero diretta. Il condizionamento ideologico, qualora risulti ben riuscito, assicura individui addomesticati e osservanti, utili e sottomessi al dominio dei manipolatori del consenso sociale pre-fabbricato.
Questo discorso non riguarda naturalmente le persone scaltrite intellettualmente, verso le quali il condizionamento non è ben riuscito, e che tuttavia per puro calcolo preferiscono fingere di essere convinte dell’ideologia corrente.
La furbizia è una qualità umana assai vantaggiosa e consente a persone dotate di buone capacità personali di sfruttare proficuamente l’ingenuità altrui e i vantaggi che possono derivare assecondando una multinazionale immobiliare-finanziaria opulenta, abbarbicata strettamente al potere statale dal quale ottiene, in particolare in Italia, ogni sorta di privilegi, godendo ancora dello status di anacronistica religione di Stato.
L’importante è saper darla ad intendere, non darsela ad intendere.
Darla ad intendere, pur discutibile eticamente, è però un calcolo mentalmente sano; darsela ad intendere, invece, è un comportamento patologico…
Il primo caso riguarda un modo di agire consapevole e quindi moralmente rilevante; il secondo è un atto illusorio e inconsapevole e pertanto moralmente irrilevante.
Tertium possibile, ma a volte scomodo e pertanto raro, sarebbe: scienza e coscienza, ossia la sincerità consapevole ed avveduta di una persona sana e moralmente retta, che dice quello che realmente pensa e fa quello che dice.
A ciascuno la sua scelta: il vantaggio a qualunque costo o la dignità…
Si osservi, in ogni modo, la relazione fra i cosiddetti Valori affermati e il comportamento pratico di eminenti personalità laiche o religiose… L’indagine è fin troppo facile, impietosa e irriverente per le prime, mentre per le seconde l’interesse ideologico ufficiale e la diffusa superstizione tremebonda induce a una valutazione piuttosto cauta e minimizzante, quando non addirittura omertosa.
Per l’uomo-massa, ben intronato dal pensiero unico dominante, inculcato dalla culla alla bara con il supporto attivo dello Stato concordatario, il rischio di prendere coscienza della sua condizione di “falso rapporto con la realtà” è molto limitato.
In difetto di un apprezzabile spirito di curiosità, le persone comunemente pigre seguono la via più facile, quella ideologica, ossia si fidano di una rap-presentazione della realtà fatta da altri (“i Pensatori”) per loro ma non
da loro.
La lotteria religiosa è quanto di più relativistico si possa immaginare nel mare infinito delle teologie e degli dèi inventati nella storia umana. Tutto dipende dal tempo e dal luogo dove uno ha la ventura di nascere e ciascuno ritiene,
curiosamente, che la propria religione sia, guardacaso, proprio quella giusta, casualmente imbroccata…
I “fedeli, essendo normalmente convinti di quanto hanno assorbito senza sforzo fin dalla nascita in assenza di alcun confronto con posizioni diverse, non dubitano della assoluta verità dell’ideologia ambientale, continuamente reiterata nelle ricorrenze rituali private e abusivamente statali (la religione di Stato non è più vigente dal 1984: nessuno se n’è accorto? Guardiani dormienti e difensori parolai della Costituzione e della Legalità dove siete?).
E qui scatta il meccanismo micidiale che impedisce generalmente di uscire dalla trappola mistificatrice: perché infatti perdere tempo per una inutile erudizione dal momento che si è già convinti?
Se alcuno ha qualche strano dubbio si rivolga al prete che deve studiare l’ideologia per mestiere: il fedele non ne ha bisogno…
Così l’infelice non scoprirà mai la frode e seguiterà a fidarsi degli imbonitori che continueranno a propinargli brani selezionati dell’asserita “Parola di Dio”.
Ecco perché è solo in seguito a un vero e proprio colpo di fortuna che un ingenuo in buonafede può imbattersi in una scoperta che gli cambierà la vita. Una sorpresa incredibile è infatti dietro l’angolo, a portata di mano, facile, semplice, a buon mercato.
Ma non tutti lo sanno !

Credendo volonterosamente di migliorare la sua fede approfondendone la conoscenza, il fedele “vergine” si troverà invece di fronte a una verità sconcertante e insospettata: scoprirà la miserabile frode, l’assurdità di una favola terrificante di pessimo gusto, frutto dell’immaginazione malata di ignoti autori deliranti e maligni, perversi sadomasochisti patologici, compiaciuti macabri cultori della sofferenza e della morte, apprezzati nei secoli da soggetti non migliori di loro.
Il dio biblico è rappresentato e celebrato come un barbaro sanguinario fatto
ad immagine e somiglianza dei suoi barbari inventori; non risulta affatto un
dio d’amore come si blatera impunemente e il suo figlio (segreto) non è certo un sacrocuore.
Se la Bibbia non si legge ma si custodisce come un feticcio, non si scoprirà mai l’inganno.
Sembra incredibile che un imponente apparato teologico, mistico, burocratico, folcloristico, feticistico, apparentemente maestoso e solenne, si riveli a un semplice esame critico come un ambaradam di cartapesta, anche se propinato con pomposa sicumera e spocchiosa presunzione da personaggi ridicolmente esibizionisti, carnevalescamente paludati ancora come antiquati ierofanti idolatrici di epoche arcaiche.
SI INVITA DUNQUE ALLA LETTURA DELLA BIBBIA !
Le cose proibite sono di solito ambite e ricercate; invece le cose ammesse sono spesso trascurate o snobbate. È questo il caso della Bibbia, quell’insieme di libri formanti un librone che viene spacciato nientemeno per la “Parola di Dio”, contenente la “rivelazione” delle cose sopra-naturali e l’indicazione delle norme per il retto comportamento nella vita (sic!).
Per gli Ebrei vale ancora e solo il cosiddetto “Antico Testamento”, mentre i cattolici vi aggiunsero anche i “deuterocanonici” (libri considerati apocrifi dagli Ebrei, nonostante appartenessero alla loro storia, come i Maccabei), infine tutti i cristiani delle varie confessioni accolsero più o meno il “Nuovo Testamento”.
Per i cristiani, un unico Iddio sarebbe l’ispiratore di questi due Testamenti della discordia, i quali nell’insieme costituirebbero un insegnamento teologico morale in itinere.
Già, perché Dio si rivela a puntate, scandite nei secoli, e solo gli ultimi lettori dei suoi messaggi avrebbero la possibilità di capire il disegno complessivo concepito da questo celeste pedagogo modulare.
Per gli Ebrei, dunque, Elohim, alias Jahvè, alias Padre-Figlio-Spiritosanto, avrebbe parlato per niente…
Ad ogni modo, l’Antico Testamento fu tradotto dall’aramaico e dall’ebraico prima in greco e poi in latino, e il Nuovo Testamento, scritto primieramente e stranamente in greco, fu anch’esso tradotto ben presto in latino.
I Latini, pertanto, ebbero il privilegio di disporre delle “Sacre Scritture” nella loro lingua madre, seppur nei limiti di ingombranti supporti papiracei e pergamenacei piuttosto rari e costosi. Considerando poi il diffuso analfabetismo imperante, anche i testi scritti servivano a ben poco, laonde per cui, per le “masse”, il veicolo principale di trasmissione della “Parola di Dio” fu la parola degli uomini. Ai fedeli non restava altro che fidarsi dei propagandisti, che in quei tempi si chiamavano presbiteri.
Dopo le note risse furibonde fra le varie correnti, fazioni, conventicole, gruppi, gruppuscoli in cui si suddividevano gli estimatori di una trentina di Vangeli contrastanti, finalmente prevalse la corrente paolina che, per la sua compatibilità col potere costituito, ottenne l’omologazione imperiale. Tale operazione, iniziata da Costantino e poi definitivamente perfezionata da Teodosio, istituì il Cristia-nesimo quale Religione Ufficiale dell’Impero.
Così Gesù, da messia ebreo liberatore fallito fu trasformato nel Cristo di Stato della potenza pagana occupante. Una bella beffa !...
Tutte le altre religioni furono abolite e i dissidenti cristiani (eretici) divennero automaticamente nemici anche dell’Impero. Il modo in cui avvenne questa “pulizia etnica” è (o dovrebbe essere) a tutti tristemente noto. Il “Dio degli eserciti” colpì ancora, con la solita mano pesante, questa volta attraverso i provvidenziali imperatori romani più o meno convertiti!
Ideologicamente, per la vulgata popolare, quello che alla fine ne venne fuori fu un raccontino innocente come quello della Bibbia illustrata per i bambini.
Per gli adulti, la predicazione ufficiale si basa, ancora oggi, su passi biblici selezionati dai portavoce autorizzati e disposti in una sequenza apparentemente lineare e coerente, e chi si accontenta delle prediche domenicali non viene a saperne più dei fanciulli…
I fedeli, essendo stati intronati fin dalla nascita con stimoli e messaggi a senso unico, ritengono ovvie le “verità” di fede e non sentono il bisogno di controllarne i fondamenti, pur potendolo fare, oggi.
Nel passato la lettura della Bibbia era proibita dalla Chiesa a tutti i laici, con severe sanzioni spirituali e soprattutto materiali…piuttosto calde.
Una grave minaccia furono ritenute le prime traduzioni della Bibbia nelle lingue nazionali e la sfida protestante del “libero esame” individuale fu ben più pericolosa per la Chiesa romana della lotta contro il vergognoso mercato delle indulgenze.
Nel passato alcuni pochi istruiti potevano trovare uno stimolo dal proibizionismo e riuscire a leggere clandestinamente qualche pezzo di Bibbia in latino, finendo facilmente nell’eresia o nella miscredenza.
Oggi la Chiesa cattolica, incalzata dal protestantesimo e dall’illuminismo, si è decisa ad ammettere la traduzione nelle lingue moderne dei “Sacri Testi”, non temendo più la scandalizzazione dei fedeli, poiché s’è resa conto che a ben pochi interessa leggerli.
La mancanza di proibizioni toglie la curiosità e rende indifferenti verso l’argomento religioso, proprio quando l’alfabetizzazione di massa permetterebbe il controllo critico di un libro impossibile da parte di tutti.
Nonostante le cautele minimizzanti e giustificatorie dei commentatori del Libro, che si esplicano in notazioni a volte ridicole e infantili, il rigetto del contenuto viene talmente spontaneo che risulta controproducente consigliarne la lettura a una persona semplice e pia.
Ma il rischio è poco frequente, inquantoché la base superstiziosa della fede comune indotta dal condizionamento infantile, induce a venerare il Libro come un oggetto magico, come una reliquia, che porta bene solo a possederla.
Il credulo, come detto, non avverte alcun interesse ad approfondire quello che ormai ritiene di sapere, bastandogli le già abbastanza noiose reiterazioni domenicali.
Quanto allo sfizio di controllare, ciò risulta superfluo a chi non è stato educato
al senso critico, e per un fedele, poi, un dubbio sarebbe irriverente verso i “ministri di dio”. Inoltre, una lettura non devozionale ma critica del “Testo Sacro” verrebbe addirittura considerata una blasfemia.
Pertanto diffusione sì, lettura no !
Tantomeno si può cadere nella tentazione, superando la pigrizia e la tremebonda soggezione alla terribilità di un dio permaloso, di leggere un saggio interpretativo scritto da uno studioso privo dell’imprimatur ecclesiastico.
Così i creduli non scopriranno mai i…tesori di questo librone osceno: porcherie, delitti, massacri, catastrofismo, maledizioni, promesse favolose e pentimenti disumani di una divinità instabile, irascibile, crudele e vendicativa fino alla quarta generazione…e oltre.
Tale risulta essere Jahvè-Padre e non meno il suo unigenito incarnato, tutt’altro che mite e mansueto, come si vuole far credere ignorando i passi evangelici scabrosi, per quello che valgono, ma che “loro” considerano veri, veraci, veritieri in modo assoluto. Ciononostante sono brani accortamente esclusi dalla predicazione corrente o propinati edulcorati e sterilizzati del contenuto drammatico e controproducente.
In definitiva, i più assidui lettori e commentatori del libraccio sono gli atei, i quali ricavano dalla loro apparente fatica un meritato svago assicurato.
Sono tali le assurdità, le corbellerie e le ingenuità di questi scritti mitologici e leggendari, che, superato il primo stupore (e a volte anche lo sdegno), ci si può abbandonare tranquillamente a una piacevole ilarità.
Provare a leggere per credere…
I creduli, ignoranti (di religione), pigri e tremebondi non sanno quello che si perdono !
Marioque

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giovedì 16 dicembre 2010

SI FA PRESTO A DIRE "VALORI"...

L’ideologia ufficiale della Chiesa cattolica non contempla le implicazioni
della democrazia (da sempre peraltro avversata e mai adottata al suo interno), ossia il doveroso ritiro da posizioni di privilegio già divenute incompatibili con la nuova realtà costituzionale italiana fin dal 1948.
Quando si intende proporsi quali difensori della legalità e della Costitu-
zione, ci si dovrebbe spendere anche per l’uguaglianza di tutti i cittadini, giusto l’art. 3, e conformemente anche a quel sia pur discutibile Concordato che nella tardiva revisione del 1984 almeno sanciva finalmente la
cessata vigenza della religione di Stato, retaggio di antiche commistioni di
potere da dimenticare.
Siamo però di fronte a una colossale beffa all’italiana disinvoltamente
rifilata alla società da (quasi) tutti i politicanti in combutta della prima e seconda Repubblica, compresi i Presidenti di turno, garanti del nulla.
Addirittura le cose sono vistosamente peggiorate poiché, anziché provvedere a un piano do-vu-to di de-confessionalizzazione istituzionale, abbiamo assistito ad una gara forsennata di accumulo di privilegi nuovi, spesso chiesti e/o generosamente offerti da governanti e amministratori servilmente osse-quiosi, convinti di poter andare in paradiso in carrozza aiutando il loro dio con i soldi degli altri. Neanche Mussolini era giunto a tanto, pur in un regime clerico-fascista !
Non mi dilungo a fare elenchi di finanziamenti a tutti i livelli amministrativi, esenzioni fiscali, prebende, benefit vari, presenzialismo ufficiale, culti di Stato…tutto alla faccia di “pacta sunt servanda”…
Quando i tromboni della politica parlano di VALORI quale credibilità possono avere di fronte a tali vistose contraddizioni bellamente ignorate, se non ad-dirittura più spesso promosse, e con vanto, per evidenti fini clientelari?
Per l’etica cattolica, dai principi non negoziabili e anti relativista, la disinvoltura verso i patti negoziati, e l’indifferenza verso gli impegni sottoscritti, non rappresenta forse un vulnus morale tale da beffare il rispetto istituzionale e negare l’uguaglianza dei cittadini di fronte allo Stato ?
La lealtà e la coerenza con la parola formalmente data ai più alti livelli ge-rarchici non è un…valore non negoziabile?
Chiedere e/o sollecitare compiacenze illegittime, violando patti solenni, non è un comportamento di ignobile tornaconto, non è relativismo morale?
E per tutti i politici, continuare ad esaltare retoricamente la Costituzione solo per reciproche polemiche strumentali, non favorisce il qualunquismo?
Se un partito che si dice di sinistra o alternativo o semplicemente demo-cratico, e magari progressista, non esige il rispetto dei patti per affermare la laicità co-sti-tu-zio-na-le, negata e calpestata impunemente, allora quali speranze abbiamo ?
In che cosa consisterebbe una presunta alternativa al controverso sistema di potere in atto?
Come per la casta politica, esiste un’ampia documentazione anche sui costi ben superiori della casta religiosa, ma quali politiche vengono proposte per abbattere entrambi i parassitismi e risanare il debito pubblico? Siamo condannati in eterno alla penuria trascinandoci inutili palle ai piedi?
Una politica alternativa deve partire da qui, altrimenti questi immensi spre-chi divoreranno sempre ogni risorsa proveniente anche da una eventuale spesa oculata e da una (possibile?) decisa lotta all’evasione fiscale.
La coperta finanziaria sarà sempre drammaticamente corta per gli interventi sociali anche per un Governo di qualsiasi etichetta diversa…
Niente diritti civili: per confessionalismo illegale persistente e ahinoi condiviso; niente politiche sociali: per debito pubblico, casta politica e casta religiosa a perenne carico di Pantalone…
Resteranno solo le solite chiacchiere e le meschine diatribe fra nullafacenti.
Meditate gente, meditate…

Dicembre 2010
Marioque

venerdì 5 novembre 2010

LETTERA APERTA AL MINISTRO FRATTINI


Egregio Sig. Ministro,

è con stupore che apprendo da un Ministro della Repubblica di essere un poco di buono, secondo un pregiudizio ideologico desunto da una “pastorale” religiosa affatto caritatevole, sostenuta insistentemente da un capo di Stato estero notoriamente non democratico e latitante nei confronti delle solenni Dichiarazioni dei Diritti Umani sottoscritti dalle società più progredite e civili dell’epoca moderna.
Ella, ignorando la Costituzione italiana che pure ha giurato di osservare, si è permesso offendere e vituperare quanti, usando semplicemente il loro diritto costituzionale della libertà di coscienza e di pensiero, hanno una visione del mondo diversa dalla Sua.
Io, pur non avendo avuto fin da piccolo la maturità dell’infante della vignetta, sono stato tuttavia ingaggiato a mia insaputa dalla confessione che Lei apprezza e successivamente, oltre che “Soldato di Cristo” arruolato con la Cresima, sono diventato anche Balilla del Regime dello Stato concordatario che Lei non può ricordare, ma che immagino ne avrà forse sentito parlare.
Doppia milizia, dunque, decisa da altri per il mio…bene. “Dio lo vuole” da una parte, e “Libro e moschetto” dall’altra, in un unico sistema di dominio ideologico catto-patriottardo, a dio piacendo…
I simboli che a scuola campeggiavano sopra la cattedra dell’insegnante erano il crocifisso e, sotto, i ritratti del Papa del Re e del Duce.
Una bella Trinità che dovrebbe far meditare su tradizioni e princìpi…sani.
Non potendo difendermi dalle violenze riunite di Famiglia Stato e Chiesa (che Ella probabilmente avrebbe approvato, ligio com’è al relativismo che Le piace di più) subii il devastante condizionamento comune che mi ridusse in età più matura in un triste stato confusionale.
L’Uomo della Provvidenza finì come si sa. Il tanto celebrato Re Soldato, quando gli si offerse l’occasione di combattere veramente, fuggì a gambe levate. Il Papa di turno scoprì allora che la democrazia, tutto sommato, pareva un po’ meglio della dittatura concordataria, che pur aveva assicurato privilegi cospicui alla benemerita “Religione di Stato”.
I vecchi valori erano saltati e dovetti cercarmene altri.
Mi resi conto che la religione era una lotteria che dipendeva dal tempo e dal luogo dove uno aveva la ventura di nascere e venire debitamente intronato dall’ideologia ambientale: niente infatti risulta più “relativo” delle religioni, dei loro idoli, delle loro regole e delle loro alleanze.
Non fu difficile capire che certe religioni, più di altre, traevano le loro fortune dal condizionamento infantile e da quello permanente con la complicità degli Stati para-confessionali.
Studiai teologia e discussi a lungo, anche più del dovuto. Andai perfino da padre Pio…anche se ne ebbi una pessima impressione, nonostante allora fossi un giovane casto e pudibondo, zelantemente impegnato nell’Azione Cattolica, nella San Vincenzo, nelle ACLI, nella CISL, nei Gruppi Giovanili della D.C.
Caro Ministro, il mio curriculum è di tutto rispetto, sia sotto l’aspetto religioso, che ideale e civile. Ho studiato, militato, visto, sperimentato e capito molte cose, arrivando infine a una mia sintesi personale, autonoma e non più indotta dall’esterno da educatori autoritari preoccupati di programmare ideologicamente anziché far crescere una Persona nell’età evolutiva.
Ora ho felicemente raggiunto 80 anni, sono serenamente ateo da 50 e sono pure sbattezzato.
Guarda caso, sono incensurato! Ho sempre vissuto del mio lavoro. Non ho debiti. Ho molti amici di diversi orientamenti che stimo e dai quali sono stimato. Vivo serenamente in pace con figli e nipoti: che si vuole di più dalla vita?
Faccio parte dell’UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), un’associazione di persone mediamente più competenti di religione dei “fedeli di leva” che si agitano per imporre l’esposizione dei loro crocifissi nei luoghi pubblici.
In questa associazione non mi risulta che ci siano pregiudicati, come invece mi sembra ve ne siano nel Suo partito. In questa associazione non mi risulta vi siano pedofili, come invece sappiamo ne esistano, più o meno impuniti, nella Sua stimata confessione religiosa. In questa associazione non mi risulta vi siano imbroglioni bancari alla Marcinkus e oscure trame da paradiso fiscale come allo IOR del Vaticano…
Sig. Ministro, Lei che ne ha la possibilità, giri nelle patrie galere e veda quanti sono gli atei dichiarati colà reclusi…troverà solo simboli a Lei cari e fedeli assistiti da premurosi Cappellani pagati, come al solito, dallo Stato.
Come si permette diffamare persone perbene, rispettabili, spesso di alto livello intellettuale, studiosi, scienziati...solo perché, lungi dall’opprimere alcuno, rivendicano una società liberale e laica, tollerante e ugualitaria, rispettosa delle legittime scelte individuali di ciascuno, insomma chiedenti semplicemente il rispetto della Costituzione italiana di cui Ella dovrebbe per responsabilità istituzionale apprezzare e difendere.
La invito a meditare sul torto ingiustamente inflitto a me e a tante persone che meritano il rispetto dovuto a chi vive onestamente del proprio lavoro, della propria onorata professione, della propria meritata pensione, professando legittimamente i propri valori di vita col pensiero e con la pratica della più rigorosa legalità.
Tanto Le dovevo, Egregio Signor Ministro.
Mario Trevisan

lunedì 6 settembre 2010

FINO A QUANDO ?...


UNA MALEDIZIONE ITALIANA
che incombe imperitura nell’indifferenza delle “forze” cosiddette laiche e progressiste

Il patto concordatario, sia pur riveduto e corretto nel 1984, conserva le
sue nefaste conseguenze nella società italiana, aggravate dalle inosservanze clamorose grazie alla compiacenza di uno Stato fiacco e servile a “sovranità limitata”.
Nonostante la crisi economica e le ristrettezze finanziarie lamentate da Stato, Regioni, Provincie e Comuni, assistiamo a una corsa forsennata a finanziamenti clientelari inesauribili a favore di qualsiasi iniziativa nazionale, regionale o locale dell’ecclesia, di carattere strettamente religioso oppure celebrativo, culturale, ludico, sportivo, assistenziale, commemorativo, scolastico, propagandistico comechessia…
Per non parlare del presenzialismo ecclesiastico ufficiale a tutti i livelli a cominciare dalla TV.
Nell’Italia repubblicana, democratica, nata dalla Resistenza, ecc. ecc., una religione privilegiata, osservata di fatto ormai da una minoranza, figura ancora nei bilanci e nell’organizzazione dello Stato come una sua entità istituzionale pur non essendo più giuridicamente la religione ufficiale dello Stato stesso.

Quale sarebbe la presa della religione cattolica sulla società:

a) SE non ci fosse più, davvero, la religione di Stato, ossia se la Chiesa vivesse degli oboli dei suoi fedeli, senza più privilegi, quali esenzioni fiscali vergognose, finanziamenti pubblici illimitati, contributi continui per la manutenzioni del suo enorme patrimonio edilizio, stipendi e pensioni statali a consulenti e cappellani di vari settori…(1)
Giusta la modifica concordataria del 1984 circa la cessata vigenza della re-ligione di Stato, dovrebbe di conseguenza venire formalmente proclamata la fine dello Stato confessionale e affrontato un serio piano per la deconfessio-nalizzazione del Paese implicante la fine del presenzialismo ufficiale cessando la parificazione delle autorità religiose a quelle civili; l’eliminazione dei simboli religiosi dagli uffici ed enti pubblici; la dismissione dei funzionari-propagandisti di cui sopra dal libro paga statale; la soppressione dell’insegnamento religioso privilegiato nella scuola pubblica e la fine delle assunzioni a carico dello Stato di un nugolo di insegnanti nominati dalle curie secondo criteri di assunzione e statuto difformi dalle modalità di arruolamento e gestione riservate a tutti gli altri insegnanti di materie serie.

b) SE si educassero i genitori al rispetto della persona, cominciando dai propri figli, rinunciando a battezzarli appena nati…
La Chiesa rifiutando di somministrare i propri riti iniziatici a soggetti
incoscienti o immaturi dimostrerebbe da parte sua la coerenza con l’afferma-
zione di principio del rispetto della libertà altrui e stabilirebbe finalmente
una discontinuità con un passato di prepotenza che dovrebbe rientrare fra i comportamenti di cui la Chiesa stessa dice di essersi pentita.
Un pentimento generico di non meglio precisati “figli della Chiesa” per certe condotte passate non significa nulla. Sono le autorità ecclesiastiche che devono pentirsi di cose da loro stesse inventate e imposte: cose specifiche e concrete connotate di precise responsabilità storiche.
Il pentimento, per essere credibile, deve essere particolareggiato e non anonimo e portare al rigetto di quei comportamenti riprovevoli ancora perduranti. Perduranti !
Diciamocelo chiaramente, se prevalesse l’aspetto spirituale del messaggio cristiano con il conseguente abbandono del (fardello?) materialistico quale sarebbe il peso della Chiesa nella società italiana?

Quali chances avrebbe la cosiddetta “proposta cristiana” SE fosse una offerta fatta liberamente a spese dei propri fedeli a un pubblico adulto in una società pluralistica paritetica, in ambienti neutrali ?

I devoti fedeli, imboccati dai loro(ricchi)“pastori”, esigono il mantenimento dei privilegi storicamente malamente acquisiti da poteri civili tirannici, nonché sempre nuove concessioni per poter “andare in paradiso in carrozza”.
Il popolo cristiano, nonostante il dono “gratuito” della fede, non intende assolutamente mantenere di tasca propria la gigantesca organizzazione, l’apparato professionale a tempo pieno, le multiformi iniziative, la propaganda capillare, la teatrale pompa liturgica della sua ecclesia, come fanno ben più modestamente tutte le altre confessioni, ma pretende che il finanziamento del suo lusso sia a carico dei contribuenti dello Stato, quale che sia la loro preferenza.
Questi “spiritualisti” immaginari, privati del massiccio supporto statale, sarebbe interessante vedere quanto durano… ma naturalmente non accettano scommesse…
Attualmente, più che un rapporto con la ragione, la fede ha un fondamentale rapporto col condizionamento di massa di tipo ossessivo pubblicitario, con tanti saluti al rispetto della persona umana.
Checché ne dica il vecchietto del Vaticano, il rapporto tra fede e ragione non esiste, semplicemente perché la prima è un atto irrazionale basato sulla suggestione diseducativa precoce dei bambini e su quella permanente con la complicità dello Stato concordatario (nonché sui vantaggi economico-carrieristici degli adulti quali può offrire una multinazionale patrimoniale-finanziaria opulenta), mentre la seconda è un atto della mente basato su un processo logico-sperimentale condotto con metodiche adeguate e partecipate, elaborate per le diverse discipline specialmente negli ultimi secoli.
La fede è un insieme di fantasticherie senza riscontri oggettivi, la razionalità scientifica invece porta a conoscenze certe della realtà concreta, verificabili e controllabili.
Le cosiddette “verità di fede” sono infinite, nel tempo e nello spazio; sono controverse e spesso sanguinosamente conflittuali; le verità scientifiche, invece, sono uniche e universalmente condivise.
La scienza è umile, corregge all’occorrenza i suoi errori; è dinamica e sempre in progressione, mentre le ideologie religiose, quanto sono lontane dalla razionalità e dalla possibilità della più elementare verifica, tanto più sono fossilizzate, dogmatiche e presuntuose.
Niente è più relativo delle religioni e delle loro rispettive morali, pur tuttavia nessuno è più arrogante di esse !
All’inizio del terzo millennio è ancora diffusa la credenza nella magia, nei misteri, nella negromanzia, negli oroscopi, nelle predizioni, nei tarocchi, nei pendolini, negli amuleti, nelle apparizioni mistiche, nelle statue che piangono sudano e sanguinano, nei miracoli, nei castighi divini naturali o bellici, nella
efficacia delle preghiere per la pace… per la vincita di un concorso… per la
pioggia… per fermare la lava dell’Etna… per la salute (quando si guarisce)… e quant’altro di stravagante e comunque sempre di stampo materialistico.
La cultura scientifica è coltivata dagli specialisti e dalle élites; mentre al popolo, il potere (o la casta, o la cricca, o la mafia, insomma chi conta, chi domina), ritiene ancora che sia meglio somministrare fede e credulità per venire più facilmente eterodiretto.
Ma per essere democratico veramente uno Stato deve essere laico, imparziale, di tutti, e se proprio lo si vuole benefico, allora promuova lo sviluppo delle scienze che servono a tutti e non fanno male ad alcuno se bene applicate. Sul loro migliore uso eventualmente si ragioni e si disputi.
Uno Stato democratico dovrebbe essere il promotore, ed eventualmente il difensore, dell’uguaglianza e del rispetto dei cittadini nei suoi confronti e fra di loro.
Pertanto, operare per favorire con la mano pubblica questa o quella ideologia è un abuso che uno Stato democratico costituzionale non può permettersi: l’uguaglianza e il rispetto delle persone non sono optional !
Attenzione:
- si può mancare di rispetto alla Persona quando si opera e si favorisce il condizionamento infantile, mettendo impunemente le mani sopra soggetti plastici deboli e indifesi per ottenere interessati automatismi comportamentali futuri.
- si manca di rispetto alla Persona quando si impone a tutti per legge regole morali di parte, legittime per chi ci crede, ma inaccettabili a chi ne ha altret-tanto legittimamente di diverse.
- si manca di rispetto alla Persona quando si privilegia, con il denaro pub-blico, ossia di tutti, finanziariamente e fiscalmente una confessione particolare.
- si manca di rispetto alla Persona quando si concedono spazi ufficiali pub-blici, cioè di tutti, a rappresentanti e propagandisti di una confessione
privilegiata.
Uno Stato democratico non può che essere laico, ossia neutrale nei confronti delle diverse filosofie dei cittadini, ma non indifferente alla propria Costi-tuzione, se ce l’ha.

Uno Stato non laico o è uno Stato Etico (come quello fascista), o è uno Stato Confessionale, come di fatto lo è quello italiano, nonostante la sua inutilmente esaltata Costituzione.

Purtroppo i costituenti non hanno saputo o potuto, per ragioni sulle quali ancora gli storici disputano, evitare una vistosa contraddizione quando inserirono di peso nella Carta Costituzionale della nuova Italia democratica il Concordato mussoliniano con la Chiesa cattolica.
In quel tempo il triste documento conservava l’adozione della religione di
Stato, in stridente incompatibilità coi principi generali della nuova
Costituzione sulla parità dei diritti e l’uguaglianza dei cittadini indipendentemente dalle opinioni personali, dalle religioni, dallo stato
economico, dal sesso, ecc. ecc.(2)
Il patto scellerato fra un regime dispotico e una religione di antica
consuetudinaria complicità col potere autoritario, ricolmata di privilegi,
veniva assurdamente conservato anche nel nuovo Stato antifascista, nato
dalla resistenza, ecc. ecc.
Benché solo nel 1984 sia stato possibile, sia pur faticosamente, eliminare, se non il nefasto Concordato, almeno la vistosa antinomia della “Religione di Stato”, tutto in pratica è rimasto come prima, anzi, più di prima !

È una tipica beffa all’italiana che continua con una escalation sempre più sfacciata, con buona pace dei laici straccioni italiani.
Per quanto incredibile possa sembrare, al presente, i privilegi elargiti alla ex religione di Stato sono alquanto maggiori di quelli goduti sotto il famigerato regime fascista…
POVERO CRISTO… povero !


Marioque

1) Non tutti sanno che, ad esempio, i cappellani militari godono pur essi di una brillante carriera militare automatica con relativo stipendio tabellare progressivo: cominciano col grado di Tenente, poi Capitano, indi Maggiore, infine Colonnello. Vanno in pensione col grado di Generale. Carriera apostolica veramente… nazarena !

2) Il testo concordatario passato nella Costituzione conteneva ancora privilegi divenuti obsoleti oltre che ridicoli. I cosiddetti “Prìncipi della Chiesa”… presunti discendenti degli umili pescatori, si fecero riconoscere dall’”Uomo della Provvidenza” nientemeno gli onori mondani riservati ai Prìncipi di Casa Savoia. Ecco l’edificante “spiritualistico” testo:
"Trattato fra la Santa Sede e l’Italia - In nome della Santissima Trinità……art. 21: Tutti i Cardinali godono in Italia degli onori dovuti ai Prìncipi del sangue."
Cupidigia, vanità e privilegio, è la vera trinità per i…santoni…autorappresentanti del nullatenente nazareno…morto ammazzato per niente.

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